MIGLIORIE IN UNA CASA IN AFFITTO, CHI PAGA E CHE AUTORIZZAZIONI SERVONO?
Per sentirsi davvero a casa quando si vive in affitto può essere necessario intervenire per apportare miglioramenti all’immobile.
Ma l’inquilino può fare lavori nella casa in affitto? Deve chiedere l’autorizzazione al proprietario? E chi paga per questi interventi? Cerchiamo di capirne di più.
Quali sono le migliorie che possono essere attuate
Innanzitutto è bene precisare cosa si intende per migliorie in una casa in affitto.
Non stiamo parlando di piccole opere di riparazione o di abbellimenti (quali appendere quadri alle pareti, comprare un mobile o pitturare il muro di una stanza), bensì di interventi decisamente più impattanti e tendenzialmente dal carattere perenne, come per esempio:
- installare una porta blindata;
- sostituire i sanitari;
- applicare rivestimenti alle pareti;
- installare di zanzariere fisse;
- realizzare elementi in cartongesso per separare gli ambienti.
Insomma, tutti interventi che non possono essere facilmente cancellati al termine del periodo di locazione.
Migliorie in una casa in affitto: che autorizzazioni servono?
Per realizzare delle migliorie in una casa in affitto l’inquilino, salvo diverse clausole inserite nel contratto di affitto, non deve necessariamente richiedere l’autorizzazione del proprietario e può intervenire in autonomia.
Confrontarsi con il proprietario resta però sempre la strada migliore da percorrere. È infatti molto importante tenere presente che, come indicato dall’articolo 1590 del Codice Civile, a fine contratto, l’inquilino è tenuto a rendere l’appartamento o la casa come ricevuto e, se non accordatosi diversamente con il proprietario, potrebbe andare incontro a problemi o richieste di risarcimento danni.
Quando le migliorie aumentano il valore dell’immobile
Gli interventi realizzati dall’inquilino possono portare anche a un accrescimento del valore dell’immobile di cui continuerebbe a beneficiare il proprietario dello stesso a termine contratto. In questo caso l’inquilino ha diritto a un risarcimento per le spese sostenute? La risposta è “dipende” e “in parte”.
Se le migliorie apportate sono state concordate con il proprietario di casa, allora quest’ultimo sarà tenuto a “pagare un’indennità corrispondente alla minor somma tra l’importo della spesa e il valore del risultato utile al tempo della riconsegna”.
Si tratta dunque di una indennità, che può essere basata sull’importo delle spese sostenute o in alternativa sull’incremento di valore ottenuto. La scelta di un importo o dell’altro privilegia la cifra inferiore.